Emorragia Glaciale

Scheda opera

Emorragia Glaciale · codice opera AL4F

Dati tecnici

anno2023
data di acquistoacquisito in portafoglio
valore corrente stimato in €consultare la Tabella dei Prezzi aggiornata
identificazione del soggettodipinto astratto/opera ricostruttivista
materiali e tecnicheolio su tela/tecnica mista/opera materica
misure in centimetri cm100 x 80 x 1,8
iscrizionifirma autografa
tecnica di iscrizioneolio
posizione dell’iscrizionesul retro/in basso/a destra
trascrizioneValvo
certificato di autenticitàemesso contestualmente alla vendita
multipli d’artenessuna stampa emessa
stato di conservazioneopera intatta
localizzazione dell’operaRoma · Italia
diritto d’autore© tutti i diritti riservati · globale · S.I.A.E.

Immagine ad alta definizione dell’opera (ingrandibile)

Cliccare sull’immagine dell’opera per l’ingrandimento sulla piattaforma fotografica Flickr (visione consigliata su schermo PC) ⚠️© Copyright: tutti i diritti sono riservati · S.I.A.E. · Vietato ogni tipo di utilizzo.

L’immagine è filigranata con il logo del sito

Raisuli Oimar Tancredi Valvo · Emorragia Glaciale · 2023 · Picture 0 · © All rights reserved S.I.A.E.
Emorragia Glaciale · codice opera AL4F

Descrizione opera

Emorragia Glaciale

Stilisticamente parlando, quest’opera sui generis si disallinea nettamente dal resto della produzione generata nel medesimo anno solare. Qui, infatti, siamo di fronte a qualcosa di completamente diverso. V’è la totale assenza di tutti gli elementi tipici dell’autore, o meglio, v’è la loro scomparsa in senso dissolutivo.
L’opera rappresenta sostanzialmente il disfacimento ambientale dovuto al surriscaldamento climatico globale. Un tema estremamente dibattuto e quantomai attuale, si direbbe. Ma il fatto stesso di scegliere di rappresentare pittoricamente quanto di peggio stia accadendo sul nostro pianeta, il fatto di decidere di far transitare la riflessione ecologista verso un ambito prettamente estetico, quale è quello dell’arte, si riveste, a prescindere, di un senso di afflizione. L’amara constatazione dello stato dei fatti, dalla quale, tuttavia, non deriva in senso stretto un’ispirazione creativa ma, al contrario, l’annichilimento di quest’ultima. Tale constatazione veste i panni della denuncia e del monito, più che quelli della contemplazione nei confronti di un’opera d’arte.
In questo caso, l’opera, è quanto mai funzionale alla transizione del messaggio che porta in grembo, tralasciando in modo inequivocabile ogni altro tipo di considerazione. L’opera perde dunque la funzione di soggetto e diventa, di conseguenza, uno strumento funzionale al messaggio di cui si fa carico. L’anelito ad uno stile di vita più semplice, nella rinuncia consapevole all’infinità di pseudo-servizi e “beni” in tutto e per tutto superflui, che hanno come unica conseguenza quella di innescare l’avvelenamento ambientale. Tutti vogliono tutto. E la quasi totalità di questo tutto è, in realtà, un qualcosa di spesso completamente inutile all’esistenza umana. È un problema che si genera a monte e non, come si pensa, alla fine di un processo produttivo. È nel modo stesso in cui si intende la nostra vita. È nella forma in cui si decodificano e percepiscono le nostre necessità primarie di sopravvivenza.
Nell’opera si assiste ad una vera e propria antropomorfizzazione degli elementi naturali: in questo caso i ghiacciai polari. Il discioglimento di questi provoca sanguinamento. Questo lavoro ha una connotazione cruenta ed intensamente drammatica. Non vediamo acqua che fluisce, ma sangue. Il componimento è la rappresentazione della “ferita” ambientale. Una ferita aperta ed emorragica. Viene dunque a crearsi una sorta di parallelismo implicito tra “salute” geologica ed ambientale e “benessere” umano, animale e vegetale. È l’anima di un ghiacciaio perduto: non c’è acqua, non c’è ghiaccio, c’è solo sangue. L’acqua diventa sangue. Molto semplicemente.
Agglomerati materici compaiono disordinatamente nella parte centrale della tela, come dei superstiti isolati. Più che frammenti glaciali, essi ricordano piuttosto dei resti umani sparsi casualmente, senza alcuno schema costruttivo. Senza alcuna logica semantica. Sono spoglie mortali. Sono tutto ciò che resta. Null’altro.
Graffiature scomposte affiorano ovunque, tagliando la tela e compromettendo l’integrità ideale dello spazio pittorico. Sono segni di cancellazione.
L’opera è, del resto, esemplificazione di annullamento ambientale. Le incisioni, a loro volta, sono esemplificazione di annullamento dell’opera stessa. In una sorta di sinistro “gioco” al massacro.

Altre immagini dell’opera

(selezionando un’immagine si aprirà la galleria fotografica per quest’opera)

Catalogo opere

(Selezionando un’immagine si passerà alla sezione Catalogo opere)