L’Ora della Siesta

Scheda opera

L’Ora della Siesta · codice opera 4J9A

Dati tecnici

anno2023
data di acquistoacquisito in portafoglio
valore corrente stimato in €consultare la Tabella dei Prezzi aggiornata
identificazione del soggettodipinto astratto/opera ricostruttivista
materiali e tecnicheolio su tela/tecnica mista/opera materica
misure in centimetri cm80 x 60 x 1,8
iscrizionifirma autografa
tecnica di iscrizioneolio
posizione dell’iscrizionesul retro/in basso/a destra
trascrizioneValvo
certificato di autenticitàemesso contestualmente alla vendita
multipli d’artenessuna stampa emessa
stato di conservazioneopera intatta
localizzazione dell’operaRoma · Italia
diritto d’autore© tutti i diritti riservati · globale · S.I.A.E.

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Raisuli Oimar Tancredi Valvo · L'ora della Siesta ·  2023 · Picture 0 · © All rights reserved S.I.A.E.
L’Ora della Siesta · codice opera 4J9A

Descrizione opera

L’Ora della Siesta

L’Ora della Siesta” è la raffigurazione della luce abbagliante tipica delle prime ore del pomeriggio e che ci impedisce di dormire quando vogliamo farlo. Molto semplicemente.
L’opera è scarna. Senza fronzoli. E si annovera tra le opere a carattere onirico eseguite dall’autore.
La luce penetra dall’apertura localizzata nella parte centrale della metà destra della tela. Essa è la sorgente che innesca la semantica dell’opera. Un’opera negata in nuce. Poiché la “siesta” presupporrebbe un contesto cromatico in ombra. La luce nega dunque il presupposto stesso dell’intento rappresentativo. Essa non è pertanto fonte di sviluppo tematico ma di annichilimento. Qui, la luce, illumina il dipinto ma è antagonista al tema pittorico. In altri termini, la luce impedisce lo sviluppo stesso del tema.
Apparentemente.
È il contrasto tra la ricerca della fase REM, che ci porta a sprofondare nel sonno più profondo, ed il bagliore solare più completo. La metà sinistra della tela è del resto soggetta a luminescenza integrale.
Dunque, non il riposo ma la difficoltà di addormentarsi.
La chiave dell’opera è insita in questa interferenza.
Proprio quando la nostra mente è pronta ad abbandonarsi al subconscio, che inizia a farsi strada e a formicolare all’interno della nostra psiche, il fattore esterno ci mantiene lucidi, creando una sovrapposizione di sinapsi consce ed inconsce che, allo stato dei fatti, non possono coesistere.
Le dinamiche dell’opera sono pertanto forgiate da un intrinseco nervosismo di base, espresso in tratti e cambi direzionali repentini. Un’insieme di serpentine, quadrature, cerchiature, linee e simboli grafici sparsi caoticamente nel corpo dell’opera. Tutti alla disperata ricerca del proprio spazio, del proprio senso e della propria funzione. Un senso che, tuttavia, faticano a trovare, rimanendo, al contrario, sospesi in una fase mediana. In stallo. È dunque dal preciso disordine confusionale che deriva dal permanere in siffatta zona franca della nostra percezione spazio-temporale, che gli elementi strutturali della composizione sanciscono la propria essenza. Il motivo del loro esistere sulla tela.
L’opera si collega ad un altro lavoro dell’autore: “Ossidazione di un Sogno”, sempre del 2023, in cui, tuttavia, l’insieme degli elementi trova un suo logico ed onirico fluire.
Anche qui, come in “Ossidazione di un Sogno”, è presente una tridimensionalità degli strati pittorici, che sottintende un’ampia profondità di campo. Le aree in bianco nella parte sinistra appiattiscono tale profondità, riducendola ai minimi termini ed impedendone il progredire.
L’opera, inoltre, si inserisce in un più generico quintetto di studi, tutti del 2023, tra cui (oltre all’opera appena citata): “Ritratto di Ilaria”, “Lo Screzio” e “Il Corno d’Africa”.

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Catalogo opere

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